Tra gli effetti positivi, una più alta aspettativa di vita e la riduzione di malattie cardiovascolari, diabete e cancro.
Oltre alla dieta mediterranea c’è un nuovo certificato elisir di lunga vita e salute: quello giapponese. Che riduce le probabilità di incappare in un tumore alla prostata, aumenta l’aspettativa di vita (79 anni per la mediterranea e 85 per la giapponese) e riduce malattie cardiovascolari, diabete e cancro. È quanto emerso dall’incontro “Dieta giapponese e prevenzione oncologica” organizzato questo autunno a Roma.
Mangiare giapponese riduca la mortalità generale e quella dovuta a malattie cardiovascolari, in particolare per colpa dell’ictus.
Ad associare longevità e abitudini alimentari nipponiche è stato un gruppo di ricercatori provenienti da diversi centri fra cui il National Centre for Global Health and Medicine di Tokyo. I risultati sono stati pubblicati sul British Medical Journal. I ricercatori hanno analizzato i dati relativi a poco meno di 80.000 persone, di entrambi i sessi, ricavati da questionari piuttosto dettagliati su regimi alimentari e stili di vita seguiti. Gli studiosi hanno visto come una maggiore aderenza al protocollo alimentare definito dalle linee guida nazionali fosse associata a una mortalità ridotta del 15% in 15 anni. L’alimentazione contribuirebbe dunque a far vivere i giapponesi più a lungo.
La dieta giapponese può essere un'alternativa alla dieta mediterranea. Entrambe le diete hanno tassi di riduzione di rischio di determinate malattie: per l'ictus è del 25% per la dieta mediterranea e del 22% per quella giapponese; per i tumori è del 35% per la mediterranea e del 27% per la giapponese, per il Morbo di Parkinson è del 46% per la mediterranea e del 50% per quella del Sol Levante.
Qual è il segreto della dieta giapponese?
Si tratta semplicemente di una dieta bilanciata a tutti gli effetti, con un adeguato apporto di cereali, verdure, frutta, carne, pesce, uova, prodotti della soia e latticini. Il segreto è l’equilibrio che sta alla base della cultura e della tradizione giapponese. Secondo il loro stile di vita e le loro abitudini quotidiane è infatti di essenziale importanza praticare attività fisica e pianificare pasti semplici, non abbondanti ed equilibrati in tutte le componenti, dando prevalenza agli alimenti di origine vegetale e al pesce.
L'alimentazione del Sole Levante riduce il rischio di tumore alla prostata
A dirlo è uno studio pubblicato dai ricercatori del Children's Hospital Medical Center di Cincinnati sulla rivista scientifica Biology and Reproduction. I benefici di questo regime alimentare sulla prevenzione del cancro della prostata sono dati dalla produzione di una molecola chiamata Equol che viene prodotta dall'intestino quando digerisce la soia e che sarebbe in grado di bloccare l'azione di un ormone maschile, il Dht, che è collegato all'ipertrofia prostatica e al tumore. Secondo alcuni studiosi del dipartimento di Epidemiologia della Columbia University, inoltre, questa dieta, povera di grassi, anche dopo l'accertamento del tumore, può influire sul decorso del tumore prostatico.
La dieta giapponese è ricca di cibi come tofu, edamame, germogli di soia, caratterizzati da estrogeni deboli, cioè sostanze di derivazione naturale con una debole attività estrogenica. L'assunzione fin dall'infanzia di cibi con estrogeni deboli genera un'azione protettiva sul tumore della prostata. Inoltre, è molto povera di grassi saturi, che sono dannosi per l'organismo poiché innalzano i livelli del colesterolo, la cui alterazione può generare complicanze di tipo cardiovascolare.
Dieta mediterranea e giapponese: qual è la più sana?
In realtà, ciò che le rende entrambe sane è il fatto che si tratta di diete tradizionali cioè basate su uno stretto legame tra la cultura, le materie prime e le abitudini alimentari delle popolazioni. Quindi, l’effetto protettivo della dieta mediterranea e di quella giapponese deriva dal fatto che sono fortemente radicate nella storia dei popoli.
Alla domanda: se noi italiani iniziassimo a mangiare giapponese, potremmo godere degli stessi benefici? La risposta corretta quindi è: non è detto.
Ci sono, comunque, delle similitudini tra le due diete: per esempio, entrambe sono a base di alimenti anti-infiammatori come pesce, legumi, frutta e verdura.
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